Il nuovo blog delle sindacaliste e dei sindacalisti delle Associazioni regionali di stampa della Fnsi
Intanto le basi, prima di parlare di contrattazione della Pa e profili giornalistici. Tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018 Aran ha chiuso la contrattazione di quattro comparti: funzioni centrali, scuola e ricerca, sanità ed enti locali. Nei primi tre casi Aran, per il profilo dei giornalisti, ha rinviato la discussione al tavolo della classificazione, nell’ultimo no, andando incontro ad una richiesta esplicita del Mef sull’immediata applicabilità della norma. Per quest’ultimo profilo, non essendoci la possibilità di confronto al tavolo della classificazione, la Fnsi ha presentato ricorso al Tribunale di Roma dal momento che, essendo stata riconosciuta dalla legge 150 e con una sentenza passata in giudicato nel 2006 unico interlocutore per poter trattare le questioni dei giornalisti anche nella Pubblica amministrazione, non ha avuto la possibilità di esprimersi.
L’individuazione del profilo del giornalista nei contratti della Pa resta un traguardo importante perché per la prima volta il lavoro giornalistico viene sdoganato nella Pubblica amministrazione ed esce dalla clandestinità. Passaggio imprescindibile visto che non è ululando anatemi che i giornalisti potranno mantenere nella Pa il contratto di lavoro giornalistico Fnsi-Fieg oggetto di sentenze della Corte Costituzionale e di ricorsi ancora pendenti davanti alla Consulta, a meno di quei diritti conquistati nel tempo e/o frutto addirittura di altre decisioni del giudice del lavoro.
Secondo i dati dell’Inpgi sono poco meno di un migliaio i giornalisti che lavorano nella Pubblica amministrazione e contribuiscono alla cassa previdenziale, di questi 139 hanno contratto giornalistico e operano nelle Regioni, mentre tutti gli altri si sono sempre dovuti accontentare di inquadramenti al limite del ridicolo (C o addirittura B) nel silenzio di chi finge oggi indignazione, ma in passato e per anni è stato al vertice della Fnsi, occupandosi di lastricare d’oro la strada che portava gli editori della carta stampata agli stati di crisi e migliaia di colleghi al prepensionamento.
E sempre nel silenzio e nel disinteresse di chi ora attacca la Fnsi, negli anni si sono lasciate sedimentare situazioni al limite dell’incredibile i cui nodi adesso stanno venendo al pettine: dove era la Fnsi delle grandi esperte mentre i colleghi giornalisti dell’ufficio stampa della giunta regionale lombarda, giusto per citare un esempio, passavano da un contratto precario all’altro, qualcuno anche per 18 anni di seguito, fino a quando il Jobs Act ha precluso loro qualsiasi rinnovo?
Attraverso un confronto costante e continuo con la Conferenza delle Regioni e la Consulta dei Consigli regionali, la Fnsi sta cercando le strade per tutelare tutti i colleghi che lavorano nelle amministrazioni regionali e le centinaia di altri giornalisti che operano, fino ad oggi come fantasmi, negli altri settori della Pubblica Amministrazione. Resta inoltre la disponibilità ad avviare un confronto con Aran per definire una vera contrattazione di settore. Tutto il resto sono parole in libertà pronunciate da chi è abituato a parlare solo per tentare di gettare fango su chi ha dovuto raccogliere un’eredità fatta di nulla, chiacchiere e pasticci.