Il nuovo blog delle sindacaliste e dei sindacalisti delle Associazioni regionali di stampa della Fnsi
«I titoli di prima pagina di Libero e de Il Tempo sulla tragica morte per malaria della bimba trentina rievocano certa “caccia all’untore” di manzoniana memoria e non fanno certo onore alla nostra professione di giornalisti». Il presidente e il segretario generale della Fnsi, Giuseppe Giulietti e Raffaele Lorusso e il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Nicola Marini, intervengono così nella polemica sui titoli dei due quotidiani. Raccogliendo le critiche, le proteste e le segnalazioni di colleghi e associazioni.
«Il ricorso a titoli sensazionalistici e privi di riscontri oggettivi nei confronti di persone straniere – proseguono i vertici di sindacato e Ordine –, oltre a minare la credibilità dell’informazione, viola il testo unico dei doveri del giornalista, in particolare in materia di diffusione di notizie sanitarie, ingenerando nell’opinione pubblica timori infondati».
Per Giulietti, Lorusso e Marini, inoltre «le generalizzazioni finalizzate ad incitare sentimenti di odio e di risentimento per motivi razziali contrastano, al di là dell’etica e delle regole professionali, con la missione primaria del giornalismo che deve saper costruire la fiducia dei lettori rispettando sempre la verità sostanziale dei fatti e la tutela delle personalità altrui».
La libertà di espressione ed il rispetto dell’art. 21 della Costituzione, concludono Fnsi e Cnog «non possono essere invocati per far passare messaggi di odio indiscriminato in una supposta interpretazione dei sentimenti dell’opinione pubblica che invece deve poter ricevere un’informazione corretta e scevra da suggestioni infondate».
Sulla vicenda interviene anche l’Ordine dei giornalisti del Lazio, che in una nota della presidente Paola Spadari e della segretaria Silvia Resta «prende le distanze e stigmatizza titoli e articoli come quelli apparsi oggi su Il Tempo di Roma (“ecco la malaria degli immigrati”) e su Libero (“dopo la miseria portano le malattie”), espressioni – rilevano – che nulla hanno a che vedere con il giornalismo e con il racconto dei fatti, e che rischiano di avere un effetto di incitamento all’odio, alla violenza e alla discriminazione razziale».
fonte e foto http://www.fnsi.it