Sindacati Regionali di Stampa

Il nuovo blog delle sindacaliste e dei sindacalisti delle Associazioni regionali di stampa della Fnsi

Perché pensionati, attivi (dipendenti e lavoro autonomo), precari e senza lavoro possono essere uniti: dieci cose da sapere sull’Inpgi. Senza mentire, sapendo di mentire

Marcello Zinola

Marcello Zinola

di MARCELLO ZINOLA

Pensionati e colleghi attivi (dipendenti e lavoro autonomo), precari e senza lavoro, possono essere uniti perché solidarietà, welfare e previdenza sono di tutti e per tutti. Ci sono dieci cose da “sapere” e tenere a mente per il rinnovo del consiglio generale dell’Inpgi e del nuovo Cda. Senza mentire sapendo di mentire. Io sono candidato nella lista pensionati “Inpgi, siamo noi”, che unisce sotto lo stesso motto, anche i colleghi attivi e quelli del lavoro autonomo. E’ fondamentale votare sia per il rappresentante ligure nel consiglio generale (Elio Felice, Rai Genova) sia per le componenti (pensionati, lavoro autonomo, collegio sindaci di Inpgi 1 e Inpgi2 gestione separata lavoro autonomo) elette su base nazionale di cui vi unisco i nomi. Per avere una presenza ligure e una rappresentanza che prosegua nel suo rafforzamento della previdenza e del welfare. La riforma previdenziale Inpgi è stata approvata nella sua quasi totalità dai ministeri del Lavoro e dell’Economia, salvo rimandare alla decisione del prossimo CdA la decisione sull’innalzamento dell’età pensionabile, le clausole di salvaguardia e il contributo di solidarietà (contestato in modo deprecabile per i toni e i contenuti espressi: si dimentica che i colleghi attivi contribuiscono da anni ad un fondo ad hoc per l’una tantum annuale di perequazione per le pensioni più deboli). Il nuovo CdA, in continuità con il precedente, avrà la grande responsabilità di garantire a tutti i colleghi una vecchiaia dignitosa. Entrano in vigore dal primo gennaio le misure come l’aumento delle aliquote, la stabilizzazione dal 2017 del punto percentuale in più a carico degli editori per gli ammortizzatori sociali e i nuovi coefficienti di rendimento per il computo della pensione (al 2.33, ma attenti alle voglie ministeriali che puntavano e puntano al 2, sul modello Inps…). Si tratta di interventi che comportano per l’Istituto un impatto economico positivo di 45 milioni. Con una vocazione al Tafazzismo negli ultimi due mesi c’è stato chi ha fatto il tifo per i ministeri, salvo poi scoprire cosa noi dicevamo da mesi. Cioè che la riforma era necessaria e che la gestione era stata corretta e favorevole ai colleghi. Ultimo appunto: le pensioni non sono state “tagliate” dall’Inpgi, controllate le voci relative alle ritenute e vedrete che le addizionali (spesso pesanti) le decidono i comuni e le regioni, non l’Inpgi che deve solo applicarle. Dieci cose da sapere…

1 LE PENSIONI CI SONO, WELFARE FONDAMENTALE L’Inpgi è un istituto di previdenza sano che negli ultimi cinque anni ha dovuto affrontare una crisi senza precedenti del sistema dell’informazione e del mercato del lavoro: oltre 3000 contribuenti attivi in meno, 1000 pensionati e prepensionati in più, un aumento del 168 per cento delle prestazioni di welfare. Solo nel 2015 ben 6384 giornalisti sono stati tutelati dall’Inpgi grazie a indennità di disoccupazione, cassa integrazione, contratti di solidarietà. Tutto questo, negli anni, è stato reso possibile dal rigore e dalla correttezza di una gestione che ha sempre bilanciato i diritti e le tutele di chi è già in pensione con quelle di chi dovrà andarci in futuro. Un sistema così va difeso, a garanzia dell’autonomia professionale e della qualità della vita. Di tutti, nessuno escluso.

2 LA TRUFFA SOPAF ALL’INPGI HA RESO 14,5 MILIONI (ALL’INPGI, NON A CAMPORESE) Il procedimento sul caso Sopaf (all’Inpgi, cioè a noi, l’investimento ha reso il 7%) pendente a Milano coinvolge anche il presidente uscente Andrea Camporese, a processo il prossimo 21 aprile. Chiarisco subito: ad Andrea Camporese va la mia personale amicizia dai tempi in cui era un precario e stima sulla sua onestà personale. Sono convinto della sua innocenza. E sono curioso di capire come possiamo essere stati truffati con un investimento che ha reso 14,5 mln all’istituto. Camporese non ha scelto i riti alternativi con vari sconti di pena, ma affermando la propria onestà, ha scelto il processo ordinario. Se avesse qualcosa da nascondere e non essendo un folle, avrebbe scelto questa strada o quella che comporta minori conseguenze in caso di condanna? Doveva dimettersi appena ricevuto un avviso di garanzia e lasciare l’istituto paralizzato in attesa del processo? Dovevamo farci commissariare? Garantisti con gli amici, forcaioli con gli avversari in campagna elettorale? Io credo che Camporese abbia scelto la soluzione più coerente e meno penalizzante per tutti e, con lui, il CdA. L’Inpgi è un istituto privatizzato controllato su 6 livelli: da due ministeri, Economia e Lavoro, dalla Corte dei conti, dalla Covip, dalla commissione di vigilanza parlamentare sugli enti, oltre che dal collegio sindacale interno dove ci sono sia i giornalisti sia i rappresentanti dei due ministeri e della Presidenza del consiglio. È pensabile che siamo stati presieduti da un genio del crimine che ha raggirato CdA, sindaci, ministeri, controllori? E chi oggi predica, strepita, insulta dicendo di sapere tutto, ed era (è) per esempio, nel CdA e nei sindaci, se “sapeva”, “intuiva”, tutto, perché ha taciuto? Una cosa serve ed è indispensabile al di là delle riforme: una comunicazione ancora più ampia su cosa fa l’Inpgi con un linguaggio chiaro.
I dati sull’investimento Sopaf. Chi sostiene che il caso Sopaf ha contribuito a mettere in ulteriore difficoltà i bilanci della Gestione principale dell’Inpgi (Inpgi1) sbaglia. Gli investimenti fatti sono l’opera intelligente degli amministratori della Gestione separata (Inpgi 2). Nel 2009 l’Inpgi 2 decide di investire 30 milioni di euro in quote del FIP (Fondo immobili pubblici) che vengono acquistate dalla Sopaf. L’investimento, in sei anni, ha fruttato 14,5 milioni di euro netti, pari a circa il 7 per cento netto annuo. Un ottimo risultato: complessivamente, il rendimento delle quote FIP nel periodo è stato pari al 54 per cento. Questa è un’ulteriore conferma dell’oculata gestione degli investimenti da parte dell’Istituto: sia per quanto riguarda la Gestione Inpgi 1, sia nel caso delle quote del FIP acquistate da Inpgi 2. L’indagine: nel 2012, dopo la richiesta di fallimento di Sopaf da parte di Unicredit, il pm, tra gli altri, contesta il reato di truffa per un importo di 7,6 milioni di euro perché ritiene che abbiano danneggiato l’Inpgi.

3 I PENSIONATI AL LAVORO Si parla molto di solidarietà. Bene, pratichiamola. Il contributo di solidarietà per cinque anni deciso dall’Inpgi e rinviato dai ministeri controllanti era di poche decine di euro sulla media delle pensioni erogate e saliva nettamente per quelle oltre i 90-100.000 euro. Sia chiaro, chi gode di queste consistenti pensioni non ha rubato nulla, ha goduto di un sistema più premiante. Ma dire oggi no alla solidarietà è un insulto a chi sopravvive o non vive, rispetto a una categoria e un Ordine nazionale che si ostina a tenere nelle sue liste di iscritti migliaia di persone che non hanno mai aperto una posizione previdenziale. Chi va in prepensionamento o pensione, oggi avrebbe ancora molto da dire nella professione, ma non si può tollerare che continui a lavorare addirittura in redazione o con forme di collaborazione. Il sistema oggi vigente del cumulo pensione-lavoro va rivisto radicalmente affinché non sia conveniente per le aziende che speculano su questo e non sia penalizzante, come oggi accade, per precari e disoccupati.

4 IL SERVIZIO ISPETTIVO, LE AMNESIE DEI COLLEGHI Il servizio funziona e va rafforzato perché rappresenta un “investimento” per il nostro istituto e perché fa un lavoro complesso e non semplice. Nel 2015 sono stati regolarizzati oltre 143 colleghi grazie alle ispezioni, (compresi web, uffici stampa pubblici e privati, sportivi, radiotv private). Ma occorre che i CdR, le associazioni di stampa regionali, segnalino i casi e, soprattutto, che i colleghi (capi compresi…) non girino la testa dell’altra parte oppure vengano colpiti da totale amnesia quando sono chiamati a testimoniare, di fronte agli ispettori Inpgi o nella causa in tribunale. Spesso sono i migliori alleati, con le loro paure, di chi non rispetta le regole.

5 L’EX FISSA “NON SONO MISERABILI BRICIOLE” Chi lo dice mente sapendo di mentire. Il fondo dell’ex fissa (quello sì) era sull’orlo di un crac da centinaia di milioni (il fondo non è alimentato da soldi Inpgi ma dai contributi a carico degli editori). L’accordo (non una regalia) dopo l’ultimo aggiornamento contrattuale ha previsto un prestito Inpgi alla Fieg con una revisione del sistema ex fissa per tutti, con un tetto massimo uguale per tutti e il pagamento rateizzato (iniziato nel 2015) agli oltre 1200 colleghi in lista di attesa. L’Inpgi per la ex fissa svolge il solo ruolo tecnico di pagatore. Era meglio lasciare lo “sprofondo” rosso, non riformarla, e cancellarla per tutti?

6/7 WELFARE, MEGLIO INPGI O INPS? PENSIONI MEGLIO INPGI O INPS? C’è chi sostiene che l’istituto non può permettersi di erogare welfare e pensioni (future) superiori al sistema Inps. È un concetto solidaristico strano ovvero io che ho maturato e godo di pensioni vecchio sistema mantengo quello che ho, per gli altri meglio tagliare, meglio andare all’Inps e via dicendo. Difendere l’Inpgi vuol dire mantenere e, se possibile, ampliare i confini delle tutele per tutti e non solo difendere quanto di positivo è stato possibile creare in passato. I colleghi che nel 2015 hanno ricevuto dall’Inpgi sussidio di disoccupazione, cassa integrazione e solidarietà sono stati 6.384: il 168% in più rispetto al 2010. Il dato spiega ulteriormente la crisi del nostro settore.

8 IL PATRIMONIO, ESSERE INQUILINI NON VUOL DIRE AFFITTOPOLI Davvero curioso come molti colleghi, parlino del patrimonio immobiliare Inpgi che rappresenta e rappresenterà ancora un elemento di garanzia per l’istituto e per tutti noi. Il patrimonio è la principale garanzia delle pensioni future. La gestione ha garantito negli ultimi otto anni rendimenti per 500 milioni di euro. Non artifici contabili ma risorse vere e un argine autentico all’impatto della crisi. Anche la solidità finanziaria è un valore. Da un lato si grida contro la riforma della gestione, dall’altro si sostiene che agli inquilini giornalisti (testuale) “sono praticati affitti da usura” mentre vari alloggi sono sfitti. L’essere inquilini Inpgi vuol dire pagare l’affitto, avere la garanzia che non ci sarà mai uno sfratto (a meno di essere reiteratamente morosi). Ma essere iscritti Inpgi non vuol dire godere di alloggi a prezzo “politico”, possibilità di acquisto con prezzi altrettanto “politici”. Se così fosse non ci sarebbe più patrimonio, ma una bella affittopoli. Il prossimo CdA dovrà affrontare la parziale dismissione del patrimonio immobiliare (imposta dalla legge). Sarà giusto tutelare i colleghi più deboli, ma servirà una valorizzazione del patrimonio, con un piano di reinvestimenti della liquidità che tenga conto delle necessità future.

9 LE SPESE DI GESTIONE E LA RIFORMA DELL’INPGI Il presidente, il CdA, il consiglio generale guadagnano troppo? I compensi ai vertici (già ridotti) possono/debbono essere ancora rivisti, ma senza demagogia: chi risponde come presidente e come amministratore di ogni decisione ha diritto ad essere tutelato e pagato anche come indennizzo parziale o totale rispetto alla carriera o attività professionale che lascerà per il periodo del mandato. Risparmi ulteriori ce ne sono già stati: il 10% sulle voci di spesa con la “centrale unica di acquisti” per tutte le forniture Inpgi. Il contratto integrativo dei dipendenti Inpgi con un aumento del + 0,1%. Il compenso dei giornalisti amministratori – già dimezzato per chi ha redditi da pensione o da lavoro, dipendenti o free lance – è stato tagliato di un ulteriore 10% . I membri del CdA hanno da tempo rinunciato al gettone di presenza per le riunioni delle Commissioni. Le elezioni 2016 costeranno meno delle (tagli alle spese notarili, per gli scrutatori). Le contestate raccomandate per i certificati elettorali? Ne sono state spedite 51.431 con aziende alternative alle Poste: risparmiati 137.000 eu perché solo 2.100 iscritti hanno comunicato la propria mail certificata (pec) benché richiesta dall’Inpgi. La riforma dell’Istituto, compreso lo statuto, è necessaria: ma attenzione a salvaguardare la rappresentatività di tutte le regioni nel consiglio generale. Ruolo di CdA e presidente, numero commissioni, saranno rivisti? E’ possibile, purché da un lato non si voglia un presidente lasciato “solo” a fronte delle responsabilità più grandi, per avere dall’altro la scusa per delegittimarlo se qualcosa non ci sta bene. I soldi alle Assostampa.  L’Inpgi oltre che sostenere, con iniziative proprie o in collaborazione alla Fnsi, seminari di aggiornamento e formazione, eroga contributi alle assostampa regionali? È vero, e la realtà è questa: tali contributi servono per coprire le spese che ogni associazione sostiene (in ragione nel numero di iscritti all’Inpgi che sono di più di quelli iscritti al sindacato) per l’ufficio di corrispondenza dell’Inpgi per le vertenze, procedure pensionistiche, ispettive, eventuale patrimonio immobiliare eccetera. Diversamente l’Inpgi dovrebbe aprire in ogni regione un proprio ufficio con propri impiegati: costerebbe molto di più. È lo stesso modello seguito dalla Casagit.

10 LA CRISI, I “REGALI” AGLI EDITORI? SI CHIAMANO SGRAVI, NEL 2015 VALGONO 800 POSTI DI LAVORO La politica degli sgravi contributivi non è stata un regalo agli editori, ma una scelta che ha premiato e che è stata possibile solo grazie al sistema di gestione dell’Inpgi oltre che dalla collaborazione con il sindacato e l’lutimo accordo che comporta la partecipazione pubblica. Nel 2015 sono state 850 le assunzioni con gli sgravi previdenziali: di queste 150 hanno riguardato la trasformazione da tempo determinato della Rai, 250 altre trasformazioni da td a tempo indeterminato, 450 invece le nuove assunzioni.

L’INPGI SIAMO NOI SOSTIENE QUESTI CANDIDATI

CANDIDATO AL CONSIGLIO GENERALE INPGI (LIGURIA):
Elio Felice, fiduciario Inpgi uscente, Rai Genova
COLLEGIO DEI SINDACI (4 PREFERENZE):
Guido Bossa, Savino Cutro, Elio Silva, Giuseppe Mazzarino.

PENSIONATI COLLEGIO UNICO NAZIONALE GESTIONE PRINCIPALE (7 PREFERENZE):

Guido Bossa (presidente sindacato nazionale pensionati Ungp-Fnsi),

Marina Cosi (Lombardia),

Enrico Ferri de Lazara (Veneto),

Giuseppe Gulletta (Sicilia),

Giovanni Negri (Lombardia),

Paolo Serventi Longhi (Lazio),

Lucia Visca (Lazio),

Marcello Zinola (Liguria).

 

COMITATO AMMINISTRATORE GESTIONE SEPARATA (INPGI2) (3 PREFERENZE)
(votano per inpgi2 anche i colleghi dipendenti che hanno pure collaborazioni e la posizione anche all’inpgi 2)
Nicola Chiarini, Stefania Di Mitrio, Massimo Marciano

COLLEGIO DEI SINDACI GESTIONE SEPARATA (1 PREFERENZA)
Stefano Maria Domenico Gallizzi.

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