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“È maturo il tempo di un intervento legislativo sulla materia”. Così il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Giovanni Legnini, è tornato sul tema delle intercettazioni al termine del convegno su ‘Processo, diritto di cronaca e diritto all’onore’ organizzato dall’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo a Pescara. “Nessuna limitazione alle intercettazioni per evitare di indebolire le indagini”, ha detto ancora Legnini. Ma, e questo è stato il punto forte del suo ragionamento, “bisogna chiarire cosa è possibile e cosa è vietato pubblicare, e poi stabilire le responsabilità di ciascuno e sanzionarle”. Per il vicepresidente del Csm quindi “a fronte di questa conflittualità tra esigenze sulla riservatezza delle indagini e il diritto di cronaca, occorre ricercare un nuovo equilibrio per contemperare i valori coinvolti, quelli della giurisdizione, del diritto di cronaca, della riservatezza e dell’onore dei cittadini coinvolti”. E’ un tema fortemente divisivo, e il vicepresidente del Csm non lo nasconde, ma, ribadisce che “i problemi più complessi spesso si risolvono con soluzioni semplici”. Di certo, secondo Legnini, c’è bisogno di uniformare il sistema di comunicazione della giustizia sul territorio attraverso progetti che sono al vaglio della Scuola superiore della magistratura”. Non saranno utilizzati professionisti esterni e una delle ipotesi è quella di formare magistrati che tengano poi i contatti con i giornalisti. “Non bisogna colpevolizzare la stampa, no al carcere per i giornalisti che pubblicano intercettazioni. Va stabilito però il perimetro delle regole per consegnare regole definite sulle responsabilità”. Legnini ha poi proseguito chiarendo che “la materia si può regolare meglio ma poi è necessario contestualmente definire obblighi e sanzioni a carico dei soggetti che, a tutti i livelli – ha chiarito – vengono meno alla loro responsabilità”. “Risistemare questa materia non è così complicato – ha proseguito Legnini – così come è chiaro che ‘l’udienza filtro’ non ha funzionato”. Resta la questione delle richieste di risarcimenti milionari “vere e proprie intimidazioni” come ha ripetuto più volte il presidente dell’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo Stefano Pallotta. “E per chi prende pochi euro a pezzo – ha sostenuto Legnini – è un vero problema”. Da sottosegretario, prima di diventare vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini ha avuto la delega all’Editoria e ha seguito per un tratto gli sviluppi della legge sull’equo compenso.